Il grande Massimo Troisi si lamentava del fatto che, quando a Napoli ti offrivano un lavoro, l’offerta era sempre accompagnata da un gesto o da qualche altra parola (“lavoro nero, lavoretto” ecc.). Ecco: è quello che capita quando le tv parlano di Napoli. Il racconto deve essere sempre accompagnato da un MA… È quello che è capitato sabato sera con lo speciale di Augias. Tante bellezze, belle immagini, qualche notizia bella: tra le tante le Quattro Giornate o San Giuseppe Moscati o il San Carlo “primo teatro di opera al mondo” (mentre giorni fa aveva attribuito quel primato a Milano) pur con qualche inesattezza sulla Napoli sotterranea e su Barbaja (impresario che gestiva a Milano e non a Napoli il gioco d’azzardo nei teatri). Il tutto, però, sempre con il MA… E così una buona parte del documentario viene dedicata ad un mito che è mito solo per Augias (il camorrista Cutolo). E così Maradona viene ricordato per i suoi rapporti con droga e camorra, così la pittrice Artemisia Gentileschi (una grande figura ma non esattamente una Napoletana con circa 3000 anni di storia napoletana da raccontare) “voleva scappare in ogni modo da Napoli”, così si salta quasi tutto il periodo borbonico (126 anni di primati diffusi in tutta la città) e si esaltano la Repubblica napoletana e Murat contro i “rozzi e fanatici Borbone” e si dimenticano le loro vittime (oltre 100.000 napoletani-meridionali tra il 1799 e il 1815). E così, almeno 4 volte, il solito Augias ripete che “Napoli è citta delle contraddizioni” ma questa tesi non l’ha mai usata per le altre città che ha descritto (e pensiamo, per banalizzare seguendo la sua linea, al mostro di Firenze o agli scandali sanitari lombardi di cui però non ha parlato).
Tanti gli amici che ci avevano segnalato fiduciosi quella trasmissione, tantissimi quelli che ci hanno scritto arrabbiati dopo la trasmissione che abbiamo visto ma senza alcuna aspettativa: Augias è lo stesso che ha invocato “l’oblio per la questione meridionale e la sua storia”, lo stesso che ha definito la Calabria una terra “perduta e irrecuperabile”, lo stesso che quasi toglieva la parola al giudice Gratteri che raccontava la verità su Garibaldi e il Risorgimento. E segue la stessa linea di chi da 160 anni deve raccontare Napoli e il Sud alimentando o creando le motivazioni e gli alibi per non risolvere questioni napoletane e meridionali antiche di 160 anni. Sulla stessa linea, poche ore prima, sempre in Rai e sempre in prima serata, la “nuova edizione” del film Gomorra accompagnata da intere pagine di giornale perché il regista ha tolto e aggiunto qualche minuto di un film ormai vecchio e che ha diffuso nel mondo solo l’immagine negativa di Scampia e di Napoli: luoghi dove esiste o esisteva la camorra ma esistono anche i meravigliosi ragazzi della mia scuola e tantissima gente perbene che non ne può più di quel marchio.
La differenza, rispetto al passato, è il nostro orgoglio con la nostra consapevolezza. Roba che avanza e si diffonde senza pause e che Augias, amici e colleghi vari non fermeranno e non riusciranno più a fermare. Ho (ovviamente) inviato questa nota ad Augias e alla RAI.